Un diritto alla settimana: verso la Marcia per la Pace. Articolo 11


 Articolo 11

1. Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.


Come al solito, proponiamo una serie di spunti di riflessione per stimolare una comprensione più approfondita del diritto in oggetto questa settimana.

  • Commento del Professore Antonio Papisca:

Si tratta di una norma di contenuto molto denso, una sorta di sintesi delle sintesi dei principi che devono informare il giusto processo. Anche in questo caso si tratta di principi, che nel loro insieme, appartengono a quella parte del diritto consuetudinario che qualifica il progredire della ‘civiltà del diritto’. Innanzitutto la presunzione d’innocenza, la quale deve sussistere fino a quando la colpevolezza dell’accusato non sia stata provata legalmente. E’ un principio delicatissimo, che però può essere nullificato da uno ‘strillo’ di mass media. Ne va della dignità, spesso della stessa vita fisica, della persona.

Il secondo comma dell’articolo richiama altri importanti principi in materia di diritto e procedura penale, in particolare ‘nulla poena sine lege” (irretroattività della legge penale). Ma questo non vale per i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, il crimine di genocidio. Con l’avvento del Diritto internazionale penale, in fertile interazione con il Diritto internazionale dei diritti umani e il Diritto internazionale umanitario, e l’entrata in funzione della Corte penale internazionale e dei Tribunali internazionali speciali, si va affermando il principio di “universalità della giustizia penale” per quanto riguarda i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e il genocidio. Le giurisdizioni sopranazionali e le giurisdizioni interne degli stati sono egualmente competenti a perseguire i presunti criminali.

  • Innocente fino a prova contraria (clicca per vedere il video) dal sito www.youthforhumanrights.org
  • Suspect – Presunto Colpevole (1987), regia di Peter Yates:

Trama. Un senzatetto sordomuto, reduce del Vietnam, viene accusato dell’omicidio della segretaria di un anziano giudice morto suicida, apparentemente per impadronirsi di nove dollari, il contante contenuto nella borsetta della vittima; essendo indigente gli viene assegnato un avvocato d’ufficio e la scelta cade su Kathleen Riley che, inizialmente senza prove a discarico e senza testimoni per organizzare la difesa dell’imputato, sarà aiutata da un giovane giurato che, svolgendo la professione di consigliere governativo, è abituato per mestiere a muoversi nel limbo che si trova tra legalità ed illegalità.

  • Il buio oltre la siepe, Harper Lee, 1960:

La storia viene raccontata in prima persona dalla protagonista Scout adulta. Alabama, inizio degli anni trenta, dopo la grande depressione. Jean Louise (Scout) e Jeremy (Jem) Finch sono due ragazzini orfani di madre che vivono nella piccola cittadina immaginaria di Maycomb. Il padre Atticus è avvocato e, nonostante il poco tempo concessogli dalla sua professione, si occupa con grande sensibilità e affetto dell’educazione dei due figli, col solo sostegno della brava domestica nera Calpurnia. La vicenda si svolge nell’arco di tre anni e inizia quando la bambina ha sei anni ed è impegnata, durante l’estate, in giochi avventurosi col fratello Jem, più vecchio di quattro anni e con l’amico Dill, suo coetaneo. Abituati a inventare personaggi ispirati alle vicende dei loro romanzi di avventura preferiti, i tre ragazzi sono attratti dalla misteriosa presenza del vicino di casa Boo (Arthur Radley), in passato membro di una gang di giovinastri, che per evitare il riformatorio vive segregato in casa.

La tranquillità della cittadina è sconvolta da una grave vicenda: Tom Robinson, un bracciante nero, viene ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza bianca (Mayella Ewell). Atticus è incaricato dal giudice Taylor di difenderlo. Riesce a dimostrare l’assenza di prove e avvalora l’innocenza dell’imputato facendo comprendere che le percosse subite dalla giovane sono opera di suo padre, il crudele e ignorante Bob Ewell, ma il Tribunale decide ugualmente di condannare Tom. Scout e Jem assistono all’intero processo dalla balconata riservata ai neri, ospiti del loro Pastore. La maggioranza degli abitanti di Maycomb disprezza Atticus, che viene definito “negrofilo” e che ha permesso ai suoi figli di mescolarsi al pubblico di colore durante il processo. Tom viene messo in prigione. L’avvocato Finch pensa che ci siano buone possibilità di una vittoria in appello, ma il detenuto è stanco e depresso e durante l’ora d’aria tenta di fuggire: verrà ucciso dalle fucilate delle guardie come un povero uccellino indifeso. Nonostante questo, Bob Ewell continua a nutrire un terribile odio nei confronti di Atticus che lo spinge addirittura a cercare di uccidere Jem e Scout mentre stanno rincasando una sera al ritorno dalla festa di Halloween. I bambini vengono salvati da Boo, che per anni li aveva osservati in silenzio dall’interno della sua abitazione considerandoli forse i suoi unici amici. Per salvare i due ragazzi Boo è costretto a uccidere Ewell. Lo sceriffo ne è consapevole ma, per evitare allo psicolabile Boo lo stress del processo e i clamori della folla, decide di archiviare il caso come un incidente.

  • Vocabolario giuridico: Giusto processo

La Costituzione impone al legislatore, nella disciplina del processo penale, di garantire la celebrazione del giusto processo, ove siano rispettate le garanzie difensive dell’imputato ed ove la decisione sia affidata ad un giudice assolutamente neutrale tra le parti. Per realizzare tale finalità è assolutamente necessario garantire quindi la imparzialitàdel giudice, rimuovendo tutte le cause che potrebbero vulnerarla. La previsione di ipotesi di incompatibilità, così come gli istituti della ricusazione, astensione e rimessione, consente, pertanto, di garantire la gestione del (giusto) processo da parte di un giudice-terzo.

  •  Giusto processo e Mass media, Donatella Stasio del “Sole 24 Ore” :

Il processo del terzo millennio si offre ormai senza veli allo sguardo mediatico, che imbastisce processi paralleli fuori dalle aule giudiziarie, dai suoi riti, dai suoi simboli e dalle sue regole. O meglio si impossessa di riti, simboli e regole del processo e li riproduce con un linguaggio diverso, quello mediatico appunto”. A questo proposito Hanna Arendt sosteneva che giudicare impone di non vedere, perché solo chiudendo gli occhi si diventa spettatori imparziali, operazione impossibile in un universo saturo di immagini (spesso ritoccate) come nel nostro.

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