CONTEMPORANEO COME UN CLASSICO

Venerdì 22 Gennaio i Cultunauti si sono rimessi in moto dopo la pausa festiva con il primo appuntamento di questo 2016 “Contemporaneo come un classico, serata di letture a tema che ha avuto luogo presso l’Oratorio dell’Annunziata di Solarolo.

Sulla scia di esperienze passate (e partecipate!) quali le serate Dal libro al film (9/11/2012) o Assenti presenti (15/11/2013), abbiamo ripreso così la consuetudine di offrire a tutti, associati e amici dei Cultunauti, la possibilità di leggere ad alta voce brevi brani (massimo di 4 minuti) scelti liberamente, ma che rispettino il tema proposto.

Il tema. Tutti i brani, antichi o più moderni, hanno dovuto indicare una corrispondenza con l’attualità, vuoi nei modi di agire, nelle tendenze o nelle scelte politico-sociali contemporanee. L’obiettivo era quello di stimolare una riflessione sulla contemporaneità attraverso la letteratura passata che, aiutandoci a comprendere il presente, diventa fondamentale anche per costruire un futuro migliore.

Perchè leggere i classici? Lasciamo la parola a Italo Calvino che, nel saggio introduttivo della nota raccolta, indica 14 definizioni che ci sembra utile riportare.

  1.  I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…»
  2. Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
  3. I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
  4. D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
  5. D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
  6. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
  7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
  8. Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
  9. I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
  10. Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.
  11. Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente  e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
  12. Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
  13. È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
  14. È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona.

[…] E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (non un classico, almeno per ora, ma un pensatore contemporaneo che solo ora si comincia a tradurre in Italia): «Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. “A cosa ti servirà?” gli fu chiesto. “A sapere quest’aria prima di morire”».

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